Di nuovo in trincea, oggi più di ieri. Sono gli operatori della salute chiamati ancora una volta a
mettersi in gioco di fronte alla nuova esplosione della pandemia. Rischiano in prima persona,
le cifre sono spietate e aggiornano costantemente la crescita del numero di contagiati e
deceduti, ma su di loro, oltre al rischio quotidiano nella lotta al virus, pende ancora lo spettro
di denunce civili e penali legate al Covid-19. “Si è tanto parlato di questi lavoratori – dice
Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute – definendoli, giustamente, eroi per lo
slancio, la generosità e la professionalità che hanno messo al servizio degli italiani. Era
primavera però quando doveva essere approvato, all’interno della legge 18 del 17 marzo, un
emendamento che limitasse la loro responsabilità, uno scudo penale che li mettesse al riparo
da eventuali denunce o richieste di rivalsa, senza però proteggere condotte non appropriate o
negligenti. Nulla è stato fatto e oggi, con le cifre che testimoniano come la violenza del virus si
stia abbattendo con tutta la sua forza sull’Italia, si trovano a combattere una nuova battaglia
senza alcuna tutela giuridica”. Una situazione paradossale che rischia, in futuro, di produrre
una infinità di cause civili e penali ai loro danni. “Anche un illustre uomo di legge come l’ex
procuratore di Roma Pignatone – prosegue Giuliano – aveva, nei mesi scorsi, sottolineato la
necessità di introdurre una tutela per questi operatori impegnati nella lotta al Covid-19.
Mandare ancora allo sbaraglio questi professionisti sarebbe un errore enorme, una mancanza
di riconoscenza verso chi ancora una volta non sta esitando a rischiare in proprio per il bene
della collettività. Ribadiamo che di tempo se ne è perso troppo, serve uno specifico scudo
penale per proteggerli, senza che, una volta approvata, la norma possa rappresentare una
ciambella di salvataggio per chi invece ha peccato di negligenza e per chi doveva prendere
decisioni decidere o attuare politiche di prevenzione e non lo ha fatto”.
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